Santa Messa con i medici e gli operatori sanitari

I medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che, quotidianamente affrontano in prima linea l’emergenza sanitaria e si prendono cura delle persone malate, hanno partecipato mercoledì 25 novembre alla celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Angelo Spina nella Cattedrale di san Ciriaco. Ogni anno, a dicembre, l’Associazione dei medici cattolici italiani organizza un incontro con i propri soci per fare un bilancio dell’anno appena trascorso e per confrontarsi su progetti e nuove prospettive. Quest’anno, a causa del covid-19, non è stato possibile organizzarlo, ma i soci hanno comunque deciso di incontrarsi per partecipare insieme alla Santa Messa nella Cattedrale di Ancona. Alla Santa Messa erano presenti anche i collaboratori dell’Ufficio diocesano per la pastorale della salute.

Durante la celebrazione, l’Arcivescovo ha ringraziato i medici che ogni giorno si prendono cura degli ammalati, in particolare delle persone colpite dal Covid-19, e ha sottolineato che «stiamo vivendo questo tempo difficile di tribolazione e, se da un lato c’è tanto bisogno di aiuto sanitario ed economico, tanto più c’è bisogno di nutrimento spirituale, di preghiera per poter essere forti nel momento della prova. La situazione che si protrae da mesi crea smarrimento, ansia, dubbi e, in alcuni casi, disperazione. Un pensiero speciale, di vicinanza e sostegno, va in particolare a chi si occupa della salute pubblica. In questa celebrazione vogliamo ricordare il duro e nobile lavoro dei medici e operatori sanitari, che si prendono cura delle persone malate e in modo particolare di quelle colpite dal Covid-19. Sono stati definiti “eroi”, perché, con la loro professione, hanno rischiato e rischiano la vita, per dare vita a chi soffre. Quanto è necessario oggi non solo curare, ma prendersi cura. Il pensiero va a tutti gli ammalati, sentano la potenza di questa nostra preghiera e sia sollievo alla loro sofferenza. Dietro i numeri apparentemente anonimi e freddi dei contagi e dei decessi vi sono persone, con i loro volti feriti e gli animi sfigurati, bisognose di un calore umano che non può venire meno. In questo tempo difficile, che porta i segni profondi delle ferite ma anche delle guarigioni, è necessario intensificare la preghiera perché il tempo che viviamo non sia un “tempo sospeso”, ma aperto alla speranza».

«Al centro della nostra fede – ha continuato l’Arcivescovo – c’è la Pasqua, cioè l’esperienza che la sofferenza e la morte non sono l’ultima parola, ma sono trasfigurate dalla risurrezione di Gesù. Ecco perché riteniamo che questo sia un tempo di speranza. Non possiamo ritirarci e aspettare tempi migliori, ma continuiamo a testimoniare la risurrezione, camminando con la vita nuova che ci viene proprio dalla speranza cristiana. A ognuno di noi è chiesto un rinnovato impegno a favore della società lì dove è chiamato a operare, attraverso il proprio lavoro e le proprie responsabilità, e di non trascurare piccoli ma significativi gesti di amore, perché dalla carità passa la prima e vera testimonianza del Vangelo. È sulla concreta carità verso chi è affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato che tutti infatti verremo giudicati, come ci ricorda il Vangelo (cfr. Mt 25, 31-46)».

L’omelia integrale dell’Arcivescovo Angelo Spina: Omelia 25 novembre – messa con i medici cattolici

 

Fotogallery

 

Video