“Morte certa, ora incerta” era un antico motto, ora, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, diventa “Morte certa, ora certa”, perché ciò che era intoccabile, ossia la vita umana, bene indisponibile, ora ha ricevuto un duro colpo. É entrato nell’ordinamento italiano il suicidio assistito, non con una legge del Parlamento, ma con una sentenza della Consulta. La Conferenza Episcopale Italiana ha mostrato tutto il suo sconcerto e respinge la tentazione di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia. Di fronte all’avanzare della cultura della morte, Papa Francesco, parlando alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri il 20 settembre, aveva detto: “La medicina, per definizione, è servizio alla vita umana, e come tale essa comporta un essenziale e irrinunciabile riferimento alla persona nella sua integrità spirituale e materiale, nella sua dimensione individuale e sociale: la medicina è a servizio dell’uomo, di tutto l’uomo, di ogni uomo. E voi medici siete convinti di questa verità sulla scorta di una lunghissima tradizione, che risale alle stesse intuizioni ippocratiche; ed è proprio da tale convinzione che scaturiscono le vostre giuste preoccupazioni per le insidie a cui è esposta la medicina odierna… è importante che il medico non perda di vista la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e la sua fragilità. Un uomo o una donna da accompagnare con coscienza, con intelligenza e cuore, specialmente nelle situazioni più gravi. Con questo atteggiamento si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia.
Si tratta di strade sbrigative di fronte a scelte che non sono, come potrebbero sembrare, espressione di libertà della persona, quando includono lo scarto del malato come possibilità, o falsa compassione di fronte alla richiesta di essere aiutati ad anticipare la morte. Come afferma la Nuova Carta per gli Operatori Sanitari: «Non esiste un diritto a disporre arbitrariamente della propria vita, per cui nessun medico può farsi tutore esecutivo di un diritto inesistente» (n. 169)… sempre attuale il giuramento di Ippocrate, secondo il quale ad ogni medico è chiesto di impegnarsi per il rispetto assoluto della vita umana e della sua sacralità».
Nella visione cristiana, la vita è dono di Dio e nessuno di noi ha il diritto di togliersela o di aiutare altri a farlo. Da un punto di vista cristiano è inaccettabile. Per questo bisogna fare attenzione a non lasciarsi influenzare di aprire l’idea che “togliersi la vita è una possibilità buona” o che così “siamo tutti più liberi”. La vita è un dono e non è un bene disponibile. Non c’è un diritto a morire, ma il diritto ad essere accompagnati nel modo migliore. E’ tempo di ritrovare il lume della ragione!
+ Angelo, Arcivescovo